La Biblioteca del Seminario, dopo alcuni anni di assenza, è tornata al Festival Biblico con una proposta differente rispetto alle edizioni passate.

Il 13 maggio presso i giardini delle Due Torri si è tenuto l’incontro dal titolo “Istruzione per tutti – costruire la comunità del futuro”, presenti il prof. Ermanno Ferretti, docente di storia e filosofia presso il Liceo scientifico “P. Paleocapa” di Rovigo, e la prof.ssa Giulia Gabanella, docente di lettere dell’Ist. Comprensivo di Occhiobello. Spunto per l’incontro è stata l’Agenda 2030 dell’ONU: infatti le biblioteche, in quanto istituzioni dove per statuto l’accesso alla cultura è gratuito e universale, si candidano ad essere luogo di realizzazione degli obiettivi per un futuro equo, sostenibile e paritario. In particolare si è deciso di concentrarsi sull’obiettivo 4, “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti”, chiedendosi se la realizzazione di tale obiettivo avesse subito un rallentamento a causa dell’emergenza pandemica, che ha fortemente impattato con il sistema istruzione, mettendone in luce, nel nostro paese, tutti le criticità. Allo stesso tempo, tuttavia, l’uso delle tecnologie digitali, entrate di prepotenza nel mondo della scuola, hanno offerto, sebbene in maniera forzata e perfettibile, una prospettiva diversa sul modo di fare scuola.
Il professor Ferretti, portando la sua esperienza di docente del triennio di una scuola superiore, consapevole dunque di avere un uditorio già relativamente maturo e anche tendenzialmente dotato di una rete familiare forte, ha ripercorso soprattutto i primi mesi della pandemia, quando la scuola, pur nel grandissimo limite dato da sistemi digitali ancora in fase sperimentale, ha comunque rappresentato per i ragazzi una finestra sul mondo, un appuntamento importante durante il trascorrere di giornate sempre uguali. Ad oggi, dopo due anni, il professor Ferretti ha potenziato lo strumento digitale e ha trovato utile la risorsa filmata come integrazione delle lezioni in presenza, che permette agli studenti di ritornare su alcuni aspetti magari non colti durante la lezione in classe, oltre a costituire una valida risorsa per chi è ancora costretto a periodi di quarantena, che hanno comunque interessato moltissimi studenti italiani nell’anno scolastico che sta per finire.
La professoressa Gabanella, insegnando in una scuola secondaria di primo grado, e relazionandosi dunque con ragazzini più giovani e di un’estrazione sociale più diversificata, ha toccato con mano il danno portato dalla sospensione delle lezioni in presenza. Non solo nel momento, con lezioni rese difficili anche dalla mancanza di risorse e competenze digitali, e complicate dalla compenetrazione dell’ambiente scolastico in quello familiare con confusione dei piani e dei ruoli; ma anche nel tempo, con un aumento preoccupante di casi di disturbi alimentari e di problemi sociali, come l’isolamento (hikikomori) e in generale, scarsa attitudine alla vita in comunità e al rispetto delle sue regole. Anche se gli strumenti digitali hanno un potenziale che va esplorato, la distanza fisica ha creato dei danni le cui conseguenze sono ancora da valutare nel lungo termine.
A conclusione del dibattito, è stata presentata anche l’esperienza della scuola di alfabetizzazione per donne della nostra Caritas diocesana, per voce di Luisa Pietropoli: una realtà ancora diversa, in cui la scuola durante i primi mesi di pandemia ha rappresentato uno strumento per un gruppo in fieri di donne di recente immigrazione nel nostro paese, che han trovato nella scuola, sebbene a distanza, un appuntamento quotidiano che forse in presenza non sarebbero riuscite a frequentare così assiduamente, e un momento di integrazione e consapevolezza della propria presenza in un paese diverso da quello di origine.
In conclusione, pur operando in contesti scolastici diversi, tutti i docenti hanno confermato le medesime difficoltà sul piano delle relazioni e come la pandemia possa essere un’esperienza da cui partire per ripensare alla scuola, quali sono i suoi cardini, dove deve essere rinnovata, ma si è confermata come contesto di emancipazione culturale e sociale, funzione che la didattica a distanza non può assolvere, e in cui l’insegnante ha il ruolo chiave.
A cornice dell’incontro, la biblioteca ha selezionato dalla propria collezione una serie di titoli che sviluppano i temi previsti dall’Agenda 2030, disponibili alla consultazione durante i tre giorni del Festival: Agenda 2030, una bibliografia.


Il Tempio della Rotonda è stato, domenica 15 maggio 2022, la maestosa scenografia della presentazione del nuovo libro di Giampaolo Romanato “Le Riduzioni gesuite del Paraguay, missione, politica, conflitti”. L’evento organizzato dalla Biblioteca del Seminario nell’ambito del Festival Biblico 2022 ha consentito all’autore di sviscerare in modo avvincente e coinvolgente una vicenda storica che per quasi tre secoli ha suscitato dibattiti e interpretazioni contrastanti. Il prof. Romanato ha narrato l’origine di questo suo interesse per le Riduzioni (missioni) organizzate in America latina dai Gesuiti presso le popolazioni indigene dei Guaranì tra l’inizio del XVII secolo e la seconda metà del secolo XVIII. Queste missioni, vere e proprie forme di cooperazione per lo sviluppo sostenute dall’Impero spagnolo e avviate dalla Compagnia di Gesù, vennero definite dallo storico Muratori e da Benedetto XIV esperienze di “cristianesimo felice” e frequentemente esaltate dalla cultura illuminista. L’autore ha appassionato il pubblico presente narrando le dinamiche di sviluppo di queste piccole città (30) tutte disseminate tra gli odierni Paraguay, Argentina e Brasile; distanti tra loro non più di una giornata di cammino e collegate da un sistema di strade interne mantenute sempre in ordine. Attraverso lo studio e la trascrizione di documenti coevi ha potuto ricostruirne l’organizzazione e l’economia, le stingenti regole fissate dai Gesuiti per preservare “innocenza” degli indios e la diffidenza crescente dell’Europa e dei grandi imperi per queste esperienze di convivenza perlopiù civile e pacifica di popolazioni considerate selvagge e belligeranti. Lettere e documenti testimoniano le grandi difficoltà affrontate dai gesuiti provenienti da ogni parte d’Europa nel raggiungere le missioni in sud America, ma sono anche vivaci narrazioni che raccontano della straordinaria natura che li accoglie della vastità e della grandezza degli spazi, dell’organizzazione civile ed economica delle Riduzioni e del devastante impatto delle malattie europee come il vaiolo ed il morbillo che periodicamente coinvolgevano i Guaranì. Il prof. Romanato si è soffermato nella descrizione della struttura urbanistica delle Riduzioni che si sviluppavano intorno ad una grande piazza centrale circondata su tre lati dalle case degli indios, sul quarto lato sorgeva la chiesa, l’abitazione dei padri (raramente più di 3 per Riduzione) i locali comuni, i laboratori ed i magazzini. L’importanza della chiesa nella vita della missione è testimoniata dalle maestose dimensioni degli edifici sacri adatte ad accogliere una popolazione sempre crescente e assidua frequentatrice delle cerimonie liturgiche. Di tali costruzioni oggi rimangono solo vestigia che testimoniano la compenetrazione tra i modelli architettonici europei e il gusto locale. La chiesa, luogo di aggregazione, condivisione e preghiera era anche il luogo in cui la comunità Guaranì poteva godere, in una scenografia ricca di ornamenti, dorature dipinti esculture, della musica “calamita che con maggior forza avvicinò gli indigeni ai missionari”. Dice ancora Romanato “ … dei cinque sensi , l’udito e la vista erano quelli che nella loro [ dei Guaranì] faticosa esistenza avevano maggior importanza. I missionari colsero subito questa caratteristica e la trasformarono in opportunità”. Le Riduzioni divennero luogo di studio della musica e di fabbricazione di strumenti con i materiali locali più adatti allo scopo. Maestri provenienti da tutta Europa portarono nel Nuovo Mondo spartiti, introdussero il canto polifonico e stimolarono lo studio di repertori più ricchi e di motivi liturgici elaborati. Particolare menzione ha avuto uno di questi maestri Domenico Zipoli compositore ed organista toscano già maestro d’organo nella Chiesa del Gesù di Roma partito per il Paraguay nel 1716, arrivato Cordoba non raggiunse mai le Riduzioni ma per esse compose musiche liturgiche in stile barocco pensate per le cerimonie più care agli indios quelle della Settimana Santa, del Corpus Domini, delle processioni e delle messe solenni.
La presentazione del libro si è conclusa con l’esecuzione di alcuni pezzi di Domenico Zipoli da parte dell’organista del Conservatorio di Musica “F. Venezze” Francesco Zaggia che con maestria ha coinvolto i presenti dimostrando, ancora una volta, lo straordinario potere di comunicazione della musica.

Devi effettuare l'accesso per postare un commento.